Oggi la medicina e il sistema salute stanno cambiando con evoluzione delle tecnologie applicate alla medicina e all’organizzazione sanitaria. Come cambia il ruolo del medico specialistico e quello del medico di base? A quali sfide bioetiche il medico di oggi deve rispondere con l’evoluzione del rapporto dal modello paternalistica a quelle contrattuale “paritario”? Come coniugare tecnologia e morale, etica nella medicina di oggi e come il nuovo codice deontologico dovrebbe tenerne conto?
Al convegno dell’OMCeO di Torino “Cento anni di codice deontologico. Passato e presente”Vittorio Sironi, direttore il Centro studi sulla storia del pensiero biomedico dell’Università di Milano, ha ripercorso l’evoluzione dell’impatto della tecnologia nella relazione di cura del medico con il paziente.
“Nella medicina antica philanthropia e philotechnia venivano a coincidere perché la tecnologia della medicina si identificava con l’antropologia delle cure e il rapporto tra curante e curato era duale, essendo la realtà fisiopatologica del malato sovrapponibile alla realtà esistenziale della persona. Molti secoli dopo, a inizio Ottocento, lo stetoscopio è il primo strumento di una tecnologia medica che inizia un crescente processo dicotomico con l’antropologia sanitaria caratterizzante l’azione del medico nel rapporto con il suo paziente. Una distanza tra curato e curante destinata ad aumentare nel tempo sino a giungere ai problemi della medicina dei giorni nostri, condizionata da una tecnologia crescente e da un’antropologia calante, che rischia di compromettere il rapporto medico-paziente”.
“Nel rapporto tra il curato e il curante scaturisce prima un modello autoritario e poi un modello paternalistico. Solo quando inizia a prendere corpo una medicina centrata sul paziente emerge un modello comunicativo, che pone le premesse perché si stabilisca un rapporto simmetrico tra medico e malato fondato sull’alleanza terapeutica: il modello della competenza (alternativo a quello della distanza terapeutica) accanto al modello della comprensione (alternativo a quello dell’arroganza medica)”.