L’Organizzazione mondiale della sanita (Oms) ha elaborato, nel 1948, una definizione di salute diventata rapidamente famosa in tutto il mondo: “benessere psico-fisico e sociale ed equilibrio tra parti in interazione reciproca”. Non si tratta più della semplice assenza della malattia, ma di un diritto che si pone alla base di tutti i diritti fondamentali che spettano alle persone, che consente loro di condurre una vita produttiva a livello individuale e sociale e che contempla, oltre alla conferma della pari dignità del versante biologico e del versante psicologico nella condizione di salute, anche la nozione di equilibrio, decisamente più personale e quindi più complessa da attuare.
Il nuovo concetto di salute globale considera invece la persona come un’unita psico-fisica che interagisce con il mondo che la circonda.
La definizione dell’Oms contiene anche al suo interno molte delle idee che cominciavano a diffondersi nei riguardi delle politiche sanitarie di tipo pubblico e rappresenta una vera e propria rivoluzione per la medicina.
Se si pensa ai molti modi in cui, nelle diverse epoche storiche, sono state considerate la salute e la malattia, appare chiaro che la condizione morbosa, nata come fenomeno magico e religioso, con la nascita della medicina scientifica è stata ridefinita secondo un modello biomedico che la metteva al centro dell’attenzione senza preoccuparsi delle condizioni di vita dei cittadini (e soprattutto dei lavoratori). Nel XX secolo, con la frammentazione delle conoscenze biomediche e con la specializzazione professionale che ne è derivata, si è fatta strada anche una tendenza esasperata alla specializzazione che si spinge fino a considerare l’individuoil supporto occasionale di un organo malato, atteggiamento che può condurre fino alla negazione dell’individuo come persona. Il nuovo concetto di salute globale considera invece la persona come un’unita psico-fisica che interagisce con il mondo che la circonda e presuppone così la necessità di una vera e propria educazione alla salute e di una medicina della persona. Questa definizione tiene conto dell’esistenza di condizioni significative, di tipo ambientale, psicologico e sociale, un fatto del quale tutti sono ormai consapevoli: è vero, infatti, che alcune malattie sociali, come l’aterosclerosi e il cancro, sono le principali cause di morte per la popolazione, mentre diminuiscono le malattie infettive e aumentano quelle degenerative. Come spesso accade, si tratta di una circostanza che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno riesce a vedere con chiarezza: accade così che la medicina venga messa di fronte a un concetto di salute e di malattia che è figlio di un particolare momento storico, sociale e culturale e che non può essere ignorato.
La medicina ora deve assolvere ai nuovi compiti che la società le assegna: occuparsi dei nuovi stili di vita e di come i cambiamenti che essi producono siano responsabili di nuovi rischi sanitari; registrare un significativo cambiamento delle entità morbose, nella cui genesi non si trova più un solo fattore responsabile, ma è evidente la presenza di più fattori di rischio che collaborano per indurre la patologia.
La definizione di salute più comunemente accettata oggi non ha dunque più niente a che fare con il concetto di assenza di malattia ma si basa piuttosto sull’esistenza di un equilibrato benessere fisico, psicologico e sociale, rispettoso della dignità, dell’autodeterminazionee dei diritti delle persone. Merita anche un’attenzione particolare il concetto moderno di dignità, interpretata come una sorta di cenestesi dello spirito, capace di garantire qualità all’esistenza solo se incentrata sul rispetto dell’autonomia, basato a sua volta sull’aiuto della società a realizzare le proprie speranze e le proprie inclinazioni.
Carlo Flamigni
Carlo Flamigni (4 febbraio 1933 – 5 luglio 2020) è stato docente in Ostetricia e ginecologia. Ha diretto il Servizio di Fisiopatologia della riproduzione e la Clinica ostetrica e ginecologica dell’Università degli studi di Bologna. Ha fatto parte del Comitato nazionale per la bioetica.
Questo testo è tratto dal libro Le parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.