La revisione del codice deontologico è un’occasione per affrontare le attuali criticità davanti alle quali si trovano i medici. L’intervista a Giuseppe Gristina
Riflettendo sul codice di deontologia medica Giuseppe Gristina, medico anestesista rianimatore, parte dal presupposto che la deontologia dovrebbe essere espressione di una medicina aderente alla complessità del mondo moderno e quindi uno strumento al servizio non solo dei medici ma anche della società e delle istituzioni. Per perseguire questo obiettivo la revisione del codice non potrà non affrontare le tre questioni fondamentali su cui si articola, ormai da anni, la crisi della professione medica, meglio conosciuta come “questione medica”.
In primo luogo, lo sviluppo scientifico e tecnologicocon le sue incessanti sfide quali, ad esempio, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, la ancora non completa adesione ai criteri dell’evidence-based medicine da parte di molti medici mentre aumenta a dismisura la massa di informazioni che il medico deve gestire per garantire ai malati le migliori competenze. Poi, la questione etica, con riguardo sia ai nuovi diritti della persona malata, alla sua autonomia e autodeterminazione, sia alla necessità, in alcune situazioni nuovissime come la pandemia, di riallocare risorse limitate valorizzando e bilanciando la dimensione collettiva con quella codicistica tradizionalmente duale (medico–paziente). Infine la crescente pressione esercitata sulla sanità dall’economia, che impone una riflessione urgente circa l’impiego delle risorse umane disponibili e le sorti future del sistema sanitario pubblico fondato sui principi di universalità, uguaglianza e equità mentre si afferma sempre più un modello di sanità privata e commerciale basata sulle prestazioni.
Per concludere, dice Gristina, è necessario che i medici affrontino queste criticità se vogliono che la deontologia sia un utile strumento di lavoro nella gestione quotidiana della pratica clinica e una garanzia per i cittadini.