A cura di Massimo Sartori
Definire che cosa è più importante e ha la precedenza al fine di consentire un'equa distribuzione delle risorse a disposizione.
La prioritizzazione è il processo decisionale attraverso cui si dispongono gli elementi o le attività in ordine di rilevanza, in modo che le cose più importanti vengano affrontate prima delle altre. Nel contesto della valutazione sanitaria, con la prioritizzazione si accertano quali sono le misure più rilevanti o più urgenti per promuovere la salute del paziente o di una comunità di pazienti. In ambito clinico, il termine “prioritizzazione” viene comunemente riferito anche al processo attraverso il quale si dà la precedenza nell’accesso a una risorsa a chi ne ha massimamente bisogno. E quanto avviene comunemente nel triage di un pronto soccorso, dove i pazienti con rischio clinico più alto sono esaminati e trattati per primi. Ed è quanto succede nell’allocazione di alcuni organi solidi da trapiantare, quando la loro disponibilità è inferiore a quanto sarebbe richiesto dai pazienti che dal trapianto potrebbero ottenere un beneficio.
In tutti questi casi, le priorità sono definite al fine di consentire l’equa distribuzione delle risorse e la prioritizzazione di alcuni pazienti non significa di solito per gli altri l’esclusione dall’accesso ai servizi necessari dal punto di vista medico, ma semplicemente che questi servizi verranno posticipati. Invece, la pandemia da sars-cov-2 ha reso evidente il fatto che possono esistere situazioni in cui scegliere a chi assegnare determinate risorse scarse (per esempio i respiratori, o i vaccini) può comportare conseguenze gravi o anche irreparabili nei confronti di coloro ai quali l’accesso a un rimedio indispensabile viene ritardato.
Non si tratta in realtà di una condizione nuova, perché essa e ben nota alla medicina di guerra o alla medicina delle catastrofi. In situazioni così drammatiche, come tutte queste sopra riportate, possono rendersi più evidenti alcuni punti di forza della prioritizzazione, quali la trasparenza delle procedure e la possibilità di raggiungere decisioni di distribuzione coerenti.
I criteri che sono stati adottati in molti Paesi per stabilire a quali individui offrire con precedenza il vaccino permettono di ricostruire come nella realtà sia avvenuto un processo di prioritizzazione.
All’inizio dell’emergenza pandemica in Italia, nei primi giorni di marzo 2020, la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) ha tempestivamente proposto alla comunità medica le sue “Raccomandazioni per l’ammissione dei pazienti a trattamenti intensivi e per la loro sospensione in condizioni eccezionali di squilibrio fra necessita e risorse disponibili”. Le raccomandazioni hanno avviato un ampio dibattito nazionale e internazionale, anche al di fuori della comunità scientifica, sul tipo di criteri da adottare per la prioritizzazione dei pazienti durante l’emergenza, nel rispetto della giustizia distributiva. Più tardi, a partire dalla fine del 2020, sono stati rilasciati per l’uso clinico i primi vaccini contro sars-cov-2. Tuttavia, il numero di dosi disponibili si è dimostrato inizialmente insufficiente per permettere la rapida immunizzazione di tutta la popolazione. I criteri che sono stati adottati in molti Paesi per stabilire a quali individui offrire con precedenza il vaccino permettono di ricostruire come nella realtà sia avvenuto un processo di prioritizzazione.
Molti decisori politici sono partiti da dati di fatto. I primi studi scientifici effettuati hanno dimostrato che i vaccini commercializzati sono molto efficaci nel prevenire la malattia covid-19 e in particolare la morte di chi viene a essere infettato dal virus, ma non hanno dimostrato che i vaccini evitano l’infezione e la conseguente diffusione del virus da parte di chi e stato vaccinato. I decisori, in base a questi dati disponibili, hanno fissato l’obiettivo della prioritizzazione, che è consistito nel cercare di salvare, nel breve periodo, il maggior numero possibile di vite umane. Stabilito l’obiettivo da raggiungere, essi hanno scelto il criterio con cui prioritizzare l’accesso alla vaccinazione: quello di vaccinare per primi gli operatori sanitari che devono curare i malati, in modo da garantirne la piena operatività, e quelle persone che, se infettate, presenterebbero un rischio maggiore di morire per covid-19, vale a dire gli individui più anziani e/o più fragili. L’esempio mostra come lo stabilire un processo di prioritizzazione aiuti anche nella giustificazione delle modalità con cui vengono impiegate risorse limitate.
Massimo Sartori Medico internista e membro della Consulta di bioetica onlus colloquidibioetica.com
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.