“La storia della morte nel ventunesimo secolo è una storia di paradosso. Mentre molte persone sono eccessivamente curate negli ospedali con famiglie e comunità relegate ai margini, ancora di più rimangono sottotrattate, muoiono per condizioni prevenibili e senza accesso al sollievo dal dolore di base. Il quadro squilibrato e contraddittorio della morte e del morire è alla base di questa Commissione”. Con queste parole si è presentata la The Lancet Commission on the Value of Death che sottolinea la necessità di riscoprire il valore della morte per aiutare a prendersi cura del fine vita. “La morte e il morire devono essere riconosciuti non solo come normali, ma preziosi. La cura dei moribondi e del lutto deve essere riequilibrata e invitiamo le persone in tutta la società a rispondere a questa sfida”.
Ne parliamo con Benedetto Saraceno, psichiatra, segretario generale del Lisbon institute of global mental health e direttore del progetto di Global mental health della Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona. Si può parlare oggi del valore del morire? Come la medicina dovrebbe prendersi cura del fine vita? Da quale punto ripartire per avere un rapporto sano con la morte e il morire?
La Commissione del Lancet sul valore della morte individua cinque punti fondamentali per una nuova visione della morte e del morire.
La morte, del morire, della pena e del lutto sono tutti determinanti sociale da affrontare in modo globale. Esistono dei determinanti sociali del morire che possono essere decisivi nella determinazione non solo della morte ma anche dei modi in cui un individuo muore e i suoi cari accompagnano la morte e il lutto
Il morire deve essere inteso come un processo relazionale e spirituale piuttosto che semplicemente un evento fisiologico. Nella misura in cui le società e la medicina riconoscono l’importanza e la complessità di tale processo mutano i criteri e le modalità delle terapie, della assistenza e della cura. Le relazioni umane divengono prioritarie e la relazione fra professionisti della salute, pazienti e famiglie, da basata su una continua transazione diviene basata sulla connessione e sulla compassione.
Le reti di cura sono fondamentali per offrire sostegno alle persone che muoiono, che soffrono e che sono in lutto. È indispensabile rompere la separazione fra cura in ambito professionale e cura in ambito domestico, affinché il morire si trasformi in una esperienza ove nessuno esercita un potere su qualcun altro e tutti insieme condividono l’accompagnamento alla morte.
Storie e narrazioni sul morire, sul dolore e sul lutto devono essere riconosciute come elementi importanti e dotati di valore. La morte e il morire devono divenire parti esplicite della vita e le narrazioni intorno alla morte e al morire devono essere condivise, esplicitate, discusse perché sono esperienze universali che non devono essere evitate, nascoste o affidate esclusivamente alla medicina.
La morte deve essere riconosciuta come un valore, compimento della vita e significante delle relazioni.