La centralità del paziente indica un sistema di cura caratterizzato dal rispetto e dall’attenzione ai bisogni, alle preferenze e ai valori del paziente, nonché dalla garanzia che quei valori guideranno ogni decisione clinica. Tale sistema si propone come una sorta di capovolgimento della relazione di cura “centrata sul medico”. Al paternalismo di stampo ippocratico si sostituisce l’autodeterminazione del paziente.
A partire dagli anni Settanta il tema della “medicina centrata sul paziente” fu sviluppato anche in ambito etico.
La psicoanalista Enid Balint, moglie di Micheal Balint, coniò nel 1969 l’espressione “medicina centrata sul paziente” (patient-centered medicine), riferendosi alle modalità con cui il medico poteva pervenire a una diagnosi olistica, che tenesse conto del soggetto in cura come unità psicosomatica indivisibile, in alternativa a quanto avveniva praticando una medicina orientata sulla malattia (illness-oriented medicine).
A partire dagli anni Settanta il tema della “medicina centrata sul paziente” fu sviluppato anche in ambito etico, allargandone i confini sino a comprendere la riflessione sul paternalismo e, dagli anni Ottanta, entrò a far parte, come elemento ispiratore, della riconfigurazione della maggior parte dei sistemi sanitari.
Di conseguenza, nei sistemi sanitari odierni, la centralità del paziente ha assunto una duplice valenza: da una parte il processo assistenziale che ruota attorno al paziente si propone come unitario, non configurandosi più come semplice somma di singoli atti professionali; dall’altra il nuovo paradigma ha focalizzato l’attenzione sanitaria sulle esigenze e sulle scelte del singolo paziente, anziché sulle preferenze dei curanti. Esempi applicativi di questa impostazione sono il rapporto medico-paziente personalizzato, per quanto possibile paritario, all’interno degli studi professionali, e la possibilità che siano presenti accanto al paziente, in ambito ospedaliero e in ampie fasce orarie, i familiari o altre persone di riferimento. Nel contesto della medicina centrata sul paziente sono nate anche nuove figure professionali, quali il tutor e il case manager, e sono sorti nuovi modelli organizzativi, come le cure domiciliari integrate.
Alcuni sottolineano che la formula è diventata una sorta di slogan impiegato in modo retorico, anche quando sono scarse le valutazioni della bontà di alcuni servizi multidisciplinari che a essa fanno riferimento.
Oggi, nessuno si oppone in modo frontale all’idea che la cura debba basarsi sulla centralità del paziente. Tuttavia, sia l’espressione che i modi in cui i concetti sottesi sono stati applicati sono bersagli di alcune critiche. Alcuni sottolineano che la formula è diventata una sorta di slogan impiegato in modo retorico, anche quando sono scarse le valutazioni della bontà di alcuni servizi multidisciplinari che a essa fanno riferimento. Altri ritengono che la centralità del paziente conduca inevitabilmente quest’ultimo a comportarsi come un consumatore, in un mercato in cui lo scopo è quello di acquistare, e che, sebbene i consumatori possano essere saggi, questo non è sempre vero quando i servizi non sono pagati direttamente. Infine, la centralità del paziente enfatizzerebbe l’aspetto individualistico dell’assistenza sanitaria, mettendone in secondo piano i contenuti relazionali e la giustizia distributiva.
Massimo Sartori Medico Consulta bioetica onlus
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave. Per gentile concessione dell’editore.