L’interpretazione della natura come principio di vita e di movimento di tutte le cose esistenti è la più antica e seguita e ha improntato di sé l’uso corrente del termine. “Lasciar fare alla natura”, “seguire la natura” e altre espressioni del genere sono suggerite dal concetto che la natura è principio di vita e si prende cura degli esseri in cui si manifesta. Già Aristotele escludeva l’accidentalità dalla natura proprio per distinguere l’opera di questa da quella dell’uomo. Una cosa possiede la sua natura quando ha raggiunto la sua forma, quando e perfetta nella sua sostanza. Questo concetto aristotelico ha dominato la speculazione occidentale e non è mai stato completamente cancellato da concetti diversi e concorrenti. Tutte le scuole filosofiche si sono interessate del concetto di natura.
La bioetica cattolica ha una concezione di natura che evidenzia il nesso strutturale tra l’uomo e Dio suo creatore. L’affermazione “La creatura senza il Creatore svanisce” (Gaudium et spes, 36) rappresenta la tipica posizione del cattolicesimo che si traduce nel personalismo ontologico. Dio è il fondamento della persona, c’è un progetto di Dio sulla vita della persona e questo progetto è incarnato sia nella natura che nella legge morale naturale. L’idea cattolica di natura è molto complessa e più che coincidere con la natura in senso biologico coincide con essa in senso ontologico, con la struttura tutta che specifica nell’insieme la persona umana. Anche qui c’è un fine da perseguire, come in Aristotele, ma è un fine di cui l’uomo non può disporre a piacimento, perché rimanda al disegno inscritto nel suo essere, ovvero a ciò che Dio, dotandolo di una determinata costituzione ontologica, ha valutato che fosse e dovesse essere. Da qui deriva la valenza Natura normativa del concetto di natura: infatti, in base al tradizionale principio “agere sequitur esse” si ritiene che dalla natura discendano conseguenze di tipo morale. Ratzinger scriverà, in dialogo con Vittorio Messori, che “il linguaggio della natura e il linguaggio morale” [1].
La normatività intrinseca della natura trova la sua espressione nella legge morale naturale, così detta perché fondata sulla natura e sulle inclinazioni naturali dell’uomo e perché conosciuta in modo spontaneo dall’intelletto. La legge naturale è dunque vista come espressione umana della legge eterna e trova in Dio il suo fondamento. Su questo i documenti ufficiali sono espliciti (Dignitatis humanae, 3; Veritatis splendor, 40). La difficoltà più grave di questa teoria sta nella sua immutabilità e indipendenza dalle circostanze storiche, in totale contrasto con l’evidenza storica e i dati dell’antropologia culturale. Ad esempio, fino a tutto il XVIII secolo la diseguaglianza tra maschi e femmine era ritenuta naturale, oggi è immorale negare l’uguaglianza dei sessi. Anche il matrimonio paritario ancora oggi è ritenuto contro-natura. E così, su questa linea di pensiero molti altri distinguo vengono operati.
Come la rivoluzione scientifica fornendo nuove conoscenze ha consentito di plasmare il mondo fisico secondo un progetto umano, così oggi la rivoluzione biologica fornisce nuove conoscenze su quelli che erano definiti i segreti della vita e consente di progettare cambiamenti biologici, come la fecondazione assistita, che erano lasciati alla casualità naturale. È proprio questo grandioso passaggio dalla casualità naturale alla progettualità umana in ambito biologico il nodo ancora da sciogliere nelle diverse visioni della vita. Perché continuare a credere che la causalità naturale sia meglio della progettualità umana? Quando si invocano limiti all’intervento tecnico in biologia o nella vita sociale, questi vengono giustificati dall’essere contro natura o intrinsecamente illeciti, definizioni che nella visione cattolica si equivalgono. Ma il limite non può essere stabilito a priori, bensì sulla base della concreta analisi di ogni questione.
L’evoluzione sia scientifica che sociale ha modificato il rapporto con la natura e ha permesso all’uomo di compiere nuovi ragionamenti e nuovi atti un tempo impensabili.
Maria Teresa Busca Gruppo di ricerca bioetica, Università degli studi di Torino Scuola superiore di bioetica della Consulta di bioetica onlus
Bibliografia
1. Ratzinger J, Messori V. Rapporto sulla fede. Cinisello Balsamo (MI): Edizioni San Paolo, 1985.
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.