I vaccini creati per prevenire le conseguenze più gravi del covid-19 hanno suscitato un forte dibattito. Si è creata una vera e propria polarizzazione che ha sfavorito il pensiero critico e il confronto. L’obbligo vaccinale è un tema controverso, che riguarda la sfera medica, politica ed etica.
Vi possono infatti essere argomentazioni di tipo etico, scientifico o giuridico a sostegno o contro l’obbligo vaccinale. È quindi fondamentale che il confronto resti aperto. Per conoscere il punto di vista dell’etica sull’obbligo vaccinale, abbiamo intervistato Alberto Giubilini, senior researcher presso The Oxford Uehiro centre for practical ethics.
Giubilini si occupa di etica delle vaccinazioni ed è attualmente impegnato in un progetto che approfondisce la responsabilità collettiva per le malattie infettive. La sua bibliografia è ricca di studi che si occupano delle motivazioni etiche a sostegno delle vaccinazioni. Tuttavia, alcuni dei punti evidenziati dalla riflessione etica sono passibili di obiezioni nel caso del covid–19.
Per esempio, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche sui vaccini e dell’andamento della campagna vaccinale, è difficile far leva sullo sforzo richiesto all’intera comunità per raggiungere l’immunità di gregge o per bloccare la trasmissione della malattia.
E quindi su quali motivazioni può far leva lo stato per introdurre un siffatto obbligo? È giusto estenderlo all’intera popolazione in nome dell’equità oppure no? E soprattutto, quali strategie bisognerebbe adottare per incentivare la popolazione a sottoporsi al vaccino?
Nell’intervista, Giubilini prende in considerazione i precedenti quesiti e sottolinea il ruolo che possono avere i medici nel rendere più salde le argomentazioni sia scientifiche che etiche. Secondo il ricercatore, i medici sono chiamati a una raccolta seria delle evidenze scientifiche, che poi devono essere riferite in modo trasparente a pazienti, comunità scientifica, bioeticisti e politici.