A cura di Maria Teresa Busca
Si dice laico non soltanto chi rifiuta le interferenze da parte dei poteri religiosi, ma anche chi ritiene che lo Stato debba garantire l’indipendenza e l’autonomia.
Nel significato originario del termine, ancora utilizzato in ambito religioso, il laico è un fedele della religione non ordinato sacerdote o non appartenente a congregazioni religiose. Etimologicamente il termine laico deriva dal greco laïkós ovvero “del popolo”, quindi che vive tra il popolo, secolare non ecclesiastico. In senso generale indica un insieme di atteggiamenti, convinzioni e principi attraverso i quali si rivendicano la totale autonomiae autosufficienza della ragione e delle attività umane, e dunque l’esigenza che l’elaborazione razionale e l’operato dell’uomo si svolgano secondo canoni propri senza ricorrere a riferimenti di carattere trascendente e a regole imposte dall’esterno.
Oggi il dibattito sulla laicità è entrato in una nuova fase estendendosi anche alle questioni bioetiche e familiari. Si dice laico non soltanto chi rifiuta le interferenze da parte dei poteri religiosi, ma anche chi ritiene che lo Stato debba garantire l’indipendenza e l’autonomia del cittadino, ritenuto unico detentore legittimo della sovranità decisionale circa le scelte che riguardano la propria vita, senza danneggiare quella degli altri. Sul piano morale il principio di laicità può dunque essere assimilato al paradigma etico che esclude gli assoluti. A questo proposito il filosofo Giovanni Fornero riconosce lo sviluppo di una bioetica cattolica contrapposta a una bioetica laica, evidenziando come i contrasti bioetici rimandino a paradigmi etici diversi e strutturalmente inconciliabili.
Da un punto di vista semantico la laicità presenta due significati di fondo, entrambi legittimi, a seconda del contesto in cui sono posti.
Con bioetica cattolica si intende la dottrina morale sui temi di bioetica ripetutamente affermata dal magistero della Chiesa cattolica romana, che rimanda chiaramente all’etica della sacralità della vita riaffermando in modo netto i divieti assoluti. Nel mondo laico non esiste, ne avrebbe probabilmente senso la sua esistenza, uno specifico corpus dottrinale né un magistero docente. Fornero comunque identifica due sensi di laicità: la laicità come metodo d’indagine critica e la laicità come contenuto teorico. Assumere il metodo del dubbio per contrastare le certezze metafisiche dei cattolici sfocia nella laicità debole, mentre il riconoscimento che tutti i divieti morali sono prima facie conduce alla laicità forte che è la base teorica della bioetica laica. Quindi, da un punto di vista semantico la laicità presenta due significati di fondo, entrambi legittimi, a seconda del contesto in cui sono posti.
Se si afferma che lo stato laico deve tutelare il pluralismo delle credenze ci si riferisce all’accezione debole. Ma quando si constata che le idee laiche sull’abortodifferiscono da quelle cattoliche ecco che il riferimento e per l’accezione forte del termine. Nell’accezione debole tutti coloro che non sono consacrati alla vita religiosa possono dirsi laici, credenti e non credenti, ma nell’accezione forte non tutti possono dirsi laici perché laico diventa contrapposto a credente, a qualsiasi religione o credo appartenga o comunque intenda l’esistenza di un Essere supremo. Questi due significati sono storicamente interdipendenti – precisa Fornero – perché la visione non religiosa del mondo cui rimanda il senso forte ha potuto svilupparsi soltanto sulla base dello spirito antidogmatico cui rinvia il primo significato.
Maria Teresa Busca Gruppo di ricerca bioetica, Università degli studi di Torino Scuola superiore di bioetica della Consulta di bioetica onlus
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.