La salute dei bambini è stata colpita dal conflitto in Ucraina. Oltre a uccidere e ferire direttamente i bambini, l’invasione russa impedisce ai bambini di ricevere le cure di cui hanno bisogno [1]. Ma questa, purtroppo, non è un’infausta novità.
Pochi nati e molti per altri
L’aspettativa di vita alla nascita in Ucraina è di 72,1 anni (in Italia 83,5), 66 anni per la popolazione maschile e 76 anni per quella femminile. Che la speranza per ogni neonato ucraino sia di una vita degna è da incoraggiare e sostenere, ma anche che duri più a lungo. Dagli anni novanta, la popolazione ucraina (43 milioni) è in calo a causa degli alti tassi di emigrazione, dei bassi tassi di natalità (9,2 nascite ogni 1000 persone) e degli alti tassi di mortalità (15,2 morti ogni 1000 persone). Si muore quindi troppo e presto, già a partire dal primo anno di vita: 7,7 bambini morti ogni 1000 nati vivi (Italia 2,75 ogni 1000 nati).
Che la speranza per ogni neonato ucraino sia di una vita degna è da incoraggiare e sostenere, ma anche che duri più a lungo.
Si nasce poco, ma si nasce per altri. L’Ucraina è uno snodo internazionale per la maternità surrogata, uno dei pochi a permettere agli stranieri di stipulare contratti con le donne del posto. Si stima che siano almeno 2500 ogni anno i bambini nati da maternità surrogate. I contratti vengono stipulati con le donne del posto da coppie provenienti da Stati Uniti, Cina, Germania o Italia attraverso apposite agenzie, come la Delivering dreams con sede in New Jersey. Il mercato della maternità surrogata regolata anche con dispositivi legislativi è alimentato da 33 cliniche private e 5 pubbliche per un costo di 35-50mila euro a gravidanza contro i 125mila in California, il 70 per cento va alle cliniche. In Ucraina essere una gestante per altri è un lavoro, un lavoro ben pagato, sebbene ti possa costringere a stare lontana dalla tua famiglia. Un lavoro che quando iniziato non può essere interrotto per almeno nove mesi, neppure con la guerra. Le cliniche della fertilità, come la BioTexCom di Kiev, hanno chiuso per la guerra e queste donne sono alla mercè di traffici imprevisti [2].
Lavoratori ucraini all’estero | La popolazione non cresce di dimensione e la diminuzione non cessa, e la guerra non contribuirà ad invertire l’andamento. Molte persone lasciano il Paese perché l’Ucraina è la seconda nazione più povera d’Europa dopo la confinante Moldavia; è afflitta dalla corruzione, in conflitto civile a est dal 2014 con i separatisti filorussi, vittima della guerra di invasione russa ora. Posta al 74esimo posto nel mondo (Italia 29esimo) nella classifica dell’indice di sviluppo umano [3], l’Ucraina ha un reddito nazionale lordo pro capite di 13.216 dollari (Italia 42.776 dollari) in parte determinato dalle rimesse dei lavoratori ucraini all’estero (l’Ucraina con 300 milioni di euro è il nono Paese destinatario delle rimesse all’estero dall’Italia) [4].
I minori ucraini abbandonati
Un flusso verso l’estero per molti iniziato presto. Nel Paese oltre 100.000 sono minori abbandonati, soli o in difficoltà familiare ospiti degli orfanotrofi. Dopo trent’anni di indipendenza del Paese, il numero dei bambini ospiti negli istituti è in aumento e la guerra non contribuirà a ridurlo rapidamente. Nel 2017 era stata programmata la chiusura degli orfanotrofi, anche per ridurre le spese a carico dello Stato per il loro mantenimento circa 15 miliardi di grivne ogni anno (465 milioni di euro). In media un orfanotrofio per ogni bambino riceve 12.000 grivne (372 euro) al mese, per bambini da 0 a 3 anni d’età è possibile ricevere fino a 100.000 grivne al mese (3097 euro) [5].
Il numero dei bambini ospiti negli orfanotrofi è in aumento e la guerra non contribuirà a ridurlo rapidamente.
La riforma riguardante la deistituzionalizzazione, per prevenire l’inserimento del bambino in orfanotrofio, non decolla. L’obiettivo di dare supporto alle famiglie, in modo che non vi sia più bisogno degli orfanotrofi, rimane un desiderio e l’unica alternativa per questi bambini è l’adozione internazionale. Delle 563 adozioni internazionali del 2021 in Italia l’Ucraina è stato il terzo Paese di provenienza degli accolti, dopo Colombia e India; 119 le procedure pendenti [6].
L’altro volto dell’emergenza
Al 21esimo posto mondiale per numero di positivi (5 milioni), 108.000 morti con covid-19, 34,5 per cento della popolazione vaccinata con almeno due dosi, prevalentemente (42 per cento dei vaccinati) con il cinese Coronavac (virus inattivo), nessuno con quelli russi [7]. Una copertura vaccinale così bassa non è sufficiente per controllare un virus altamente trasmissibile come sars-cov-2. In tale contesto, lo sconvolgimento provocato dalla guerra potrà alimentare cluster e ondate di infezioni, ma anche il rischio dell’emergere di nuove varianti, che mettono a rischio il mondo intero. Un sistema sanitario già fragile quello ucraino, di bassa qualità, i cui costi sono coperti per il 47 per cento con finanziamento pubblico e dove l’integrazione è rappresentata anche da emolumenti del beneficiario a favore dell’operatore e/o della struttura. Nella classificazione del Global burden of diseasela prevalenza delle malattie e i relativi fattori di rischio pongono l’Ucraina tra i Paesi più svantaggiati dell’intera area geografica [8].
Oggi sono in tanti a sventolare la bandiera dell’Ucraina, eppure è da tempo che (anche) i bambini ucraini sventolano la loro bandiera per il diritto a una vita degna.
Sono 2,7 milioni i profughi, per quello che la Nazioni Unite hanno definito il più grande esodo di sfollati dalla seconda guerra mondiale. Nelle prime settimane di conflitto sono entrati in Italia 34.851 profughi: 17.685 donne, 3040 uomini e 14.126 minori. Un impegno solidale che dovrebbe mantenersi nel tempo guardando e operando in modo diverso per i diritti universali ovunque in particolare per i più vulnerabili. Già nel 2019 un rapporto di Save the Children riportava che i bambini nell’Ucraina orientale devono affrontare una moltitudine di rischi e difficoltà a seguito del conflitto (allora nel Donbass, oggi nell’intera nazione) [9].
Il riconoscimento dei diritti all’istruzione, salute, gioco e protezione è rimandato, mentre aumentano i rischi fisici dei bombardamenti, degli abusi da parte del personale militare e degli effetti psicologici traumatici del conflitto. Oggi sono in tanti a sventolare la bandiera dell’Ucraina, eppure è da tempo che (anche) i bambini ucraini sventolano la loro bandiera per attrarre l’attenzione, per richiedere soccorso… reclamando il diritto a una vita degna.
Maurizio Bonati Dipartimento di salute pubblica, Istituto Mario Negri – Irccs, Milano