Con il termine “intersessualità” si intende un grappolo di condizioni in cui il sesso biologico non è riconducibile pienamente alle categorie di maschio e femmina. Sinonimi sono Dsd, acronimo inglese usato dalla comunità medica che sta per “Disorders of sex development” (disordini dello sviluppo sessuale), ed “ermafroditismo”. Il sesso viene determinato dai fattori:
• genetico (negli esseri umani la coppia di cromosomi XY designa i maschi e quella XX le femmine);
• gonadico, a seconda del tipo di gonadi che si presentano (se ovaie o testicoli);
• ormonale, in base alla presenza di ormoni maschili o femminili;
• fenomenico, se appare maschio o femmina;
• psicologico, se il soggetto si sente maschio o femmina.
Nella maggior parte dei casi questi fattori coincidono, ma non sempre accade. Si possono dare situazioni in cui il sesso genetico non è così facilmente determinabile, dove il genotipo non è né XX né XY. In alcuni casi si presenta la mancanza di uno dei due cromosomi sessuali (sindrome di Turner, cariotipo 45,X0), in altri invece si presenta un eccesso di cromosomi (sindrome di Jocobs 47,XYY; sindrome di Klinefelter 47,XXY). In altri casi si può presentare una condizione di mosaicismo (patrimonio genetico composito, ad esempio una parte delle cellule del corpo presenta un cariotipo XX e un’altra parte un cariotipo XY). Per quanto riguarda invece il sesso gonadico, si possono presentare gonadi di due tipi diversi (un testicolo e un ovaio), oppure gonadi contenenti al loro interno entrambi i tessuti (ovotestis). Altre volte sesso gonadico e fenomenico non coincidono. Ad esempio alcuni soggetti affetti da iperplasia surrenale congenita possono presentare gonadi e aspetto femminile, ma una clitoride ipertrofica, tale da poter sembrare un pene. Al contrario individui nati con genotipo XY possono mostrare insensibilità agli ormoni androgeni per cui sviluppano testicoli, ma presentare un aspetto esteriore femminile, così come femminili sono gli organi genitali esteriori (sindrome di Morris).
Tradizionalmente, da quando sono state scoperte le tecnologie e le conoscenze per farlo, questi soggetti vengono ricondotti a uno dei due sessi. Questa visione si basa sull’idea che i bambini non possano avere un normale sviluppo psichico crescendo con genitali ambigui, che sia un peso sociale troppo grande e che l’identità sessuale e l’identità di genere possano essere costruite o rafforzate attraverso l’educazione. Per questo i bambini intersessuali erano e continuano ad essere sottoposti a interventi chirurgici subito dopo la nascita, per armonizzare tra loro le componenti del sesso. Intervenendo così presto, però, e impossibile conoscere quale sarà l’identità di genere che l’individuo andrà sviluppando, e dunque se si sentirà a proprio agio con il sesso che per lui è stato scelto dai genitori e dai medici.
Si dovrebbe istituire almeno una nuova categoria sessuale, che rispetti la loro natura e la varietà delle caratteristiche sessuali.
Basandosi su queste evidenze, e sul fatto che spesso la chirurgia non riesce a creare genitali che abbiano un’adeguata funzione riproduttiva e sessuale, molti attivisti chiedono la messa al bando di tali interventi, facendo leva sull’interesse del minore d’età a decidere sul proprio corpo. Essi propongono un’assegnazione di genere provvisoria, senza interventi chirurgici, lasciando aperta la possibilità al soggetto di cambiare il proprio genere in futuro, qualora si sentisse di non appartenere a quello a cui era stato assegnato. Anche questo approccio viene criticato perché non accetta in pieno la natura di questi individui, che in ogni caso dovrebbero essere ricondotti a una delle due categorie sessuali e di genere. Alcuni studiosi, infatti, sostengono che queste condizioni mostrano che i sessi non sono affatto due, ma tre o più. Questi bambini non solo non dovrebbero subire interventi chirurgici di adeguamento, ma nemmeno dovrebbero essere assegnati a una delle due categorie sessuali. Si dovrebbe istituire almeno una nuova categoria sessuale, che rispetti la loro natura e la varietà delle caratteristiche sessuali. Questa è la via intrapresa da alcuni paesi tra cui Malta, Germania, Canada, Australia e India.
Matteo Cresti Dottore di ricerca in Filosofia morale presso il consorzio di dottorato Fi. N.O. – Università degli studi di Torino
Questo testo è tratto dal libro Le parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.