A cura di Fiorello Casi
Branca dell’informatica che studia i fondamenti per hardware e software capaci di consentire a un elaboratore delle prestazioni.
È una branca dell’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono, tramite le opportune tecnologie, la progettazione dei sistemi hardware (i computer e le loro connessioni, sia tra di loro sia con grandi depositi di dati) e dei sistemi software (quelli che oggi, in larga parte, vengono chiamati “app”) capaci di consentire a un elaboratore delle prestazioni che, a un osservatore comune, possono apparire come il risultato dell’azione derivata dall’esclusivo utilizzo dell’intelligenza umana.
Definizioni specifiche possono essere date focalizzandosi o sui processi interni di ragionamento o sul comportamento esterno del sistema intelligente, e utilizzando come misura di efficacia o la somiglianza con il comportamento umano o con un comportamento ideale, detto razionale:
• agire umanamente: il risultato dell’operazione compiuta dal sistema intelligente non e distinguibile da quella svolta da un umano,
• pensare umanamente: il processo che porta il sistema intelligente a risolvere un problema ricalca quello umano. Questo approccio e associato alle scienze cognitive;
• pensare razionalmente:il processo che porta il sistema intelligente a risolvere un problema e un procedimento formale che si rifà alla logica.
• agire razionalmente. Il processo che porta il sistema intelligente a risolvere il problema e quello che gli permette i ottenere il miglior risultato atteso date le informazioni a disposizione.
In termini tecnici, l’intelligenza artificiale, quindi, ha la facoltà di fornire ai sistemi di elaborazione dei dati determinate capacita e caratteristiche che possono essere considerate tipicamente umane quali, ad esempio, le percezioni visive, spazio-temporali e decisionali. Si tratta cioè, non solo di intelligenza intesa come capacita di calcolo o di conoscenza di dati astratti, ma anche e soprattutto di tutte quelle differenti forme di intelligenza che sono riconosciute dalla teoria di Howard Gardner, e che vanno dall’intelligenza spaziale a quella sociale, da quella cinestetica a quella introspettiva. Un sistema intelligente, infatti, viene realizzato cercando di ricreare una o più di queste differenti forme di intelligenza che, anche se spesso definite come umane, in realtà possono essere ricondotte a particolari comportamenti riproducibili da alcune macchine.
Gli albori della intelligenza artificiale sono datati 1956, con l’avvento delle architetture dei computer moderni (quelle che ancora oggi costituiscono i principi a cui fanno riferimento i costruttori di hardware). Infatti, in quell’anno, si parlò per la prima volta di intelligenza artificiale, che allora veniva denominata “sistema intelligente”, durante un convegno che si tenne negli Stati Uniti e che vide la partecipazione dei più importanti progettisti. Durante questo storico convegno, furono presentati alcuni programmi già capaci di effettuare alcune operazioni logiche, sostanzialmente in ambito matematico. Ad esempio, il programma “Logic theorist”, sviluppato da due ricercatori informatici, Allen Newell ed Herbert Simon, era infatti in grado di dimostrare alcuni teoremi di matematica partendo da determinate informazioni. Oggi l’evoluzione di questi primi sistemi ha raggiunto un livello tale per il quale si à costituita una nuova branca del machine learning denominata deep learning. Tutto ciò ha aperto, e con maggiore vigore lo farà nel futuro, il dibattito sulle responsabilità che tale applicazione coinvolgerà: quali saranno, ad esempio, i criteri per riconoscere responsabilità penali o civili in base alle conseguenze di decisioni o azioni intraprese (che e lo stesso) dalle macchine.
Fiorello Casi Ricercatore in Etica delle nuove tecnologie Università degli studi di Torino
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.