I medici devono occuparsi anche della salute dell’ambiente
La nota del presidente di Isde Italia, Roberto Romizi: sensibilizzare la popolazione sulle buone abitudini

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La nota del presidente di Isde Italia, Roberto Romizi: sensibilizzare la popolazione sulle buone abitudini
I nuovi scenari che si stanno generando in questi anni – nuova industrializzazione, forte urbanizzazione, consumi e cicli produttivi non sostenibili, crescita eccessiva della popolazione, inefficacia e insufficienza delle normative a garanzia della salute pubblica – hanno determinato una vera e propria emergenza ambientale dovuta a forme di contaminazione critica delle matrici ambientali e della catena alimentare, ai cambiamenti climatici, alla perdita della biodiversità. Si registra anche una nuova emergenza sociale con un aumento delle povertà e delle disuguaglianze.
Il mutamento del clima, in particolare, avrà sempre più intensi effetti diretti e indiretti sulla salute umana. Basti pensare alle ondate di calore, alle calamità naturali, all’inquinamento atmosferico e alle malattie infettive e parassitarie trasmesse da vettori (per esempio febbre gialla, dengue, chikungunya, West Nile virus).
Gli aumenti nella media delle temperature globali sono, per la maggior parte, dovuti all’aumento osservato della concentrazione di gas a effetto serra causato dall’attività umana. L’inquinamento ambientale è sempre più spesso causa prima o motivo di aggravamento di numerose patologie: la salvaguardia della salute, quindi, passa necessariamente attraverso la salvaguardia dell’ambiente. La dimostrazione che molti processi patologici trovino la loro origine in cause ambientali ha sollecitato una crescente attenzione nei confronti della prevenzione primaria ambientale, ponendola come assoluta priorità. Sulla base della letteratura scientifica appare evidente che la rapida trasformazione ambientale è all’origine di buona parte delle patologie cronico-degenerative in aumento in tutto il mondo: patologie cardiovascolari, patologie neuro-degenerative, malattie immuno-mediate, malattie endocrino-metaboliche e neoplasie. L’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, stima che un quarto delle malattie e delle morti possa essere attribuito a fattori ambientali modificabili.
Dal momento che i rischi per la salute sono inequivocabilmente legati al degrado ambientale e agli stili di vita, i medici devono orientare il loro ruolo professionale e civile per promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale. È opportuno sostenere e consigliare le altre categorie professionali e le amministrazioni pubbliche affinché promuovano politiche di prevenzione e quindi di salvaguardia ambientale, creando consenso intorno a scelte talvolta scomode e impopolari. I medici sono una categoria di opinion leader che si sta sempre più rendendo conto della necessità di impegnarsi, non solo in campo diagnostico terapeutico, ma anche in quello della prevenzione primaria ambientale. A un obiettivo tradizionale rivolto all’individuo, il medico deve quindi aggiungere un obiettivo collettivo rivolto alla popolazione nel suo insieme.
I medici devono orientare il loro ruolo professionale e civile per promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale.
Il ruolo del medico si fa dunque sempre più complesso e sarà determinante per la salute delle generazioni future. Questo perché il medico ha le capacità, il dovere e la responsabilità di agire nell’interesse pubblico trasferendo sia alle comunità che alle istituzioni informazioni sui rischi legati alle modificazioni ambientali e sui vantaggi che si avrebbero evitando tali rischi. Riduttivo è impegnarsi nella raccolta di dati e di informazioni: occorre passare dall’azione di sorveglianza all’advocacy.
Per advocacy si intende il “sostegno decisionale” in merito a questioni riguardanti la salute dei singoli o di intere comunità, che viene offerto dal medico (per l’ambiente) a decisori politici o semplici cittadini, guardando alla buona politica e alle buone pratiche e attingendo alle evidenze scientifiche presenti nella letteratura internazionale. Il medico (per l’ambiente) può assumere, se necessario, atteggiamenti critici (ma mai polemici) nel confronto con enti o istituzioni, che a volte operano evidenti distorsioni o “addolcimenti” delle evidenze scientifiche.
Il medico del territorio in particolare (sia esso medico di medicina generale o pediatra di libera scelta) è in genere la principale figura di cui il cittadino si fida, che sente interessato alla sua salute, in cui crede e che quindi elegge volentieri ad avvocato della sua causa più preziosa, la salute.
I cittadini in merito alle istanze di salute ambientale fanno riferimento prevalentemente al medico di medicina generale piuttosto che al medico di sanità pubblica, figura professionale deputata e sicuramente più competente.
In ordine alla salute ambientale il medico del territorio è spesso in prima linea e referente di riconosciuta autorevolezza anche per quelle situazioni, che talora si traducono in conflitti sociali e il cui impatto sulla salute non è, allo stato attuale delle conoscenze, ben chiaro (principio di precauzione). È infatti punto di riferimento dei propri pazienti e possibile mediatore dei conflitti ambiente-salute correlati, potendo avere gli strumenti culturali e di critica sui temi sanitario-ambientali per orientare in maniera consapevole le decisioni per un determinato territorio.
Il medico del territorio potrebbe essere in grado di svolgere un’importante funzione educativa nei confronti dell’intera popolazione. Un ruolo altrettanto importante si può concretizzare anche nell’intervento politico.
Essi potrebbero essere in grado di svolgere un’importante funzione educativa nei confronti dell’intera popolazione attraverso l’interazione con i singoli pazienti, in quanto unica figura sanitaria in grado di avere per ogni individuo una visione olistica e continuativa nel tempo, allargata anche al contesto familiare, sociale e lavorativo, che gli dà l’opportunità di personalizzare il messaggio.
Un ruolo altrettanto importante del medico del territorio si può concretizzare anche nell’intervento politico, volto a stimolare le istituzioni per l’attuazione di politiche di prevenzione primaria e quindi, di eliminare o ridurre di fattori di rischio ambientali. Il medico, nel riconoscere una specifica minaccia alla salute dei suoi pazienti imputabile ad una alterata situazione ambientale, possiede gli strumenti per avviare un’azione pubblica in grado di aumentare la consapevolezza ambientale e di influenzare il mondo politico.
Tale attività di tipo pubblico può certamente essere più facilmente sostenuta attraverso l’adesione ad organizzazioni capaci di coordinare una strategia comune all’intera categoria professionale, come nel caso dell’Associazione medici per l’ambiente – Isde Italia.
Dal 1989 (anno della sua costituzione) l’Associazione medici per l’ambiente – Isde Italia persegue l’obiettivo prioritario di identificare e promuovere nuove strategie per l’integrazione delle politiche di salute con quelle di sostenibilità ambientale, con l’intenzione di stimolare l’impegno dei medici, valorizzando, appunto, il ruolo di interfaccia che il medico può svolgere tra comunità scientifica, amministratori e cittadinanza.
Roberto Romizi
Medico di medicina generale
Presidente nazionale Isde Italia
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