Le emergenze dei nostri anni, climatica, pandemica e ora la guerra, interessano dimensioni sociali, ambientali, economiche e politiche con impatti sulla salute della popolazione. Le sfide più urgenti hanno poi spostato l’attenzione dai temi ambientali relegando l’emergenza climatica in secondo piano.
Ma non possiamo dimenticare che il pianeta è sull’orlo di un baratro e con gli scenari attuali gli obiettivi di contenimento del cambiamento climatico – “moltiplicatore di crisi” – sembrano sempre più lontani.
Un ruolo fondamentale può essere svolto dai medici e dai professionisti sanitari per la promozione e salvaguardia della pace e per il raggiungimento della salute per tutti. La sanità pubblica ha il compito di promuovere azioni per il clima che abbiano molteplici benefici per la salute.
La lotta al cambiamento climatico necessita insomma di una cooperazione globale e la guerra rende ancora più urgente la transizione ecologica. Siamo ora davanti ad un bivio: vincerà ancora l’economia dei combustibili fossili e la politica sceglierà una nuova era di carbonizzazione dell’economia globale? O la guerra rappresenterà invece un incentivo per accelerare l’adozione di strategie verso fonti energetiche rinnovabili?
In un mondo globalizzato e interconnesso le emergenze in atto – climatica, pandemica e ora la guerra – interessano dimensioni sociali, ambientali, economiche e politiche con impatti sulla salute della popolazione a breve, medio e lungo termine.
Mentre la guerra attualmente domina l’attenzione dei decisori e dei media, la pandemia non è affatto finita. Ed anche per la pandemia, come per il cambiamento climatico, devono essere ricercate responsabilità nelle attività umane, nello sfruttamento insostenibile delle risorse naturali associato alla crescita della popolazione, al consumo medio di carne quasi raddoppiato negli ultimi cinquant’anni, all’agricoltura intensiva che ha distrutto negli ultimi decenni quasi un terzo delle terre coltivabili del nostro pianeta. Tutti fattori antropici che, in un pianeta sempre più globalizzato, possono contribuire a trasformare – con meccanismi ancora da approfondire – un evento di spillover nella crisi sanitaria, sociale ed economica globale senza precedenti che abbiamo vissuto negli ultimi anni.
Le sfide più urgenti hanno poi spostato l’attenzione dai temi ambientali relegando l’emergenza climatica in secondo piano. Ma non possiamo dimenticare che il pianeta è sull’orlo di un baratro, il superamento della soglia critica di un riscaldamento superiore a 1,5 gradi centigradi (ma già gli esperti parlano di 2 gradi centigradi), significa superare probabilmente un punto di non ritorno (Ipcc working group III, 2022). Le emissioni continuano a crescere ed il decennio 2010-2019 è stato caratterizzato da emissioni medie annue superiori rispetto a qualsiasi decennio precedente; secondo l’Intergovernmental panel on climate change abbiamo sempre meno tempo a disposizione per invertire la rotta per fermare il riscaldamento dovremmo ridurre le emissioni e raggiungere il picco nel 2025, riducendo le emissioni circa del 50 per cento nel 2030, con l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Ma con gli scenari attuali questi obiettivi sembrano purtroppo sempre più lontani.
Il cambiamento climatico è stato definito un “moltiplicatore di crisi” con profonde implicazioni per la pace e la stabilità internazionali (António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite). Il 7 aprile scorso, Giornata mondiale per la salute, l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l’iniziativa globale “Peace for health and health for Peace” sottolineando la necessità di promuovere la pace e la salute al fine di proteggere il pianeta e la popolazione mondiale. L’ambiente naturale è direttamente danneggiato dalla guerra, che può causare rilascio di sostanze inquinanti nell’aria e contaminazione dell’acqua e del suolo, producendo un degrado che riduce la resilienza e la capacità di adattamento delle popolazioni colpite agli effetti dei cambiamenti climatici. La scarsità e la contaminazione delle risorse idriche, la carenza di risorse alimentari sono esacerbate a loro volta dall’emergenza climatica. Ma gli effetti della guerra sull’ambiente vanno ben al di là di quelli circoscritti alle popolazioni colpite, se si pensa al rischio nucleare ad esempio, o al tema della crisi energetica con un rischio di ritorno all’uso di combustibili fossili con implicazioni per l’ambienta e la salute dell’intero pianeta.
In questo nuovo contesto un ruolo fondamentale può essere svolto dai medici e dai professionisti sanitari per la promozione e salvaguardia della pace e per il raggiungimento della salute per tutti. La sanità pubblica ha il compito di promuovere azioni per il clima che abbiano molteplici benefici per la salute, riducendo al contempo le emissioni di gas serra. Con l’intensificarsi delle condizioni meteorologiche estreme, aumenta il carico sanitario globale dovuto a stili di vita scorretti, legati alla dieta o alla scarsa attività fisica, agli effetti dell’inquinamento atmosferico. In questo contesto, i sistemi sanitari e i professionisti della sanità hanno il compito di fare il punto sui così detti co-benefici che una transizione verso la riduzione delle emissioni di carbonio potrebbe determinare riducendo contemporaneamente gli impatti sulla salute. Per esempio, ridurre le emissioni di gas serra significa anche migliorare la qualità dell’aria riducendo gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico, prima causa ambientale di malattia e mortalità in Italia ed in Europa.
La lotta al cambiamento climatico necessita insomma di una cooperazione globale e la guerra rende ancora più urgente la transizione ecologica. Siamo ora davanti a un bivio: vincerà ancora l’economia dei combustibili fossili e la politica sceglierà una nuova era di carbonizzazione dell’economia globale? O la guerra rappresenterà invece un incentivo per accelerare l’adozione di strategie verso fonti energetiche rinnovabili?
Paola Michelozzi Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio Past president dell’Associazione italiana di epidemiologia