Di recente sono stati pubblicati i risultati di un’analisi esplorativa condotta da un ampio gruppo di lavoro internazionale [1] sui potenziali fattori correlati alla prevenzione e al trattamento della covid-19 in 177 Paesi, e in particolare sui fattori che hanno impedito la diffusione del virus e la morte per malattia. Obiettivo dello studio: poter individuare le condizioni iniziali che hanno favorito il controllo della pandemia. L’elemento chiave è risultato essere la fiducia. Maggiore era la fiducia dei cittadini (interpersonale e per il governo) minore è stato il numero di infezioni. Nessun altro fattore sociale (disuguaglianza economica o fiducia nella scienza) o imputabile a misure di capacità statale (efficacia del governo o fragilità dello stato) oppure a caratteristiche dei sistemi politici (democrazia elettorale o populismo) è risultato aver influito sulla variazione delle infezioni o la mortalità da malattia nel confronto tra i Paesi. È stata la fiducia a regolare gli esiti della covid-19.
Fiducia. Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.
Dal vocabolario della Treccani
Nella nostra società è invece presente un sentimento di sfiducia e di sospetto nei confronti della scienza, della cultura, dello studio, della competenza, dello Stato, delle istituzioni e del Servizio sanitario nazionale. Il medico è però forse la figura nei confronti della quale la fiducia permane con maggior continuità. E allora quale ruolo potrebbe avere un medico nel ricostruire un clima di responsabilità condivisa verso il bene comune? Il medico potrebbe diventare il “traduttore di fiducia” [2] tra pazienti e servizio sanitario? Per questo è necessario che i protagonisti della relazione terapeutica esplicitino, confrontino e condividano visioni e paradigmi. Ma soprattutto la costruzione di una diversa fiducia [3] è un impegno sociale e ha bisogno di essere sostenuta da servizi alla salute efficienti e attendibili. La pandemia ha messo a nudo il disorientamento e la vulnerabilità di medici e pazienti di fronte all’incertezza ed è stato chiaro quanto la cultura della medicina manifesti una radicata riluttanza ad accettare questa condizione. Eppure saper comunicare la nostra incertezza è un presupposto essenziale se vogliamo che i pazienti partecipino con fiducia al processo decisionale.
Proviamo a partire da alcuni punti fermi [4]:
ammettere l’incertezza non è un fallimento, 2. tutti noi professionisti della sanità siamo persone vulnerabili, con le nostre emozioni, con la preoccupazione di sbagliare,
i pazienti sono nostri alleati e comunicare loro l’incertezza è utile e la sfida sull’incertezza da tollerare va lanciata insieme,
mettersi nei panni dei pazienti e dei famigliari aiuta la relazione di cura e l’alleanza,
comunicare l’incertezza ai pazienti non sempre è facile, ma esistono strumenti di aiuto per le comunicazioni difficili,
comunicare le diagnosi con un taglio probabilistico aiuta a vivere l’incertezza come normalità: “questa è l’ipotesi migliore che mi sento di fare”.
Guido Giustetto Presidente OMCeO Torino Direttore scientifico ilpunto.it
Bibliografia
1. Bonati M. La fiducia. Ricerca&Pratica, 2022; 38: 3-8. 2 Fiducia nel vocabolario Treccani www.treccani.it/vocabolario/fiducia/ 3 Gambarelli G. Affidabilità e fiducia nella comunicazione dell’incertezza. Il ruolo del medico di medicina generale. DNA – Di Nulla Academia 2020; 1: 38-48. 4 Spinsanti S. Una diversa fiducia. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2022. 5 J Koffman, Gross J, Etkind SN, Selman L. Uncertainty and covid-19: how are we to respond? J R Soc Med 2020; 113: 211-6.