Dopo due anni si chiude lo stato di emergenza sanitaria covid. Da oggi, 1° aprile, si torna alla “normalità”. Alcune riflessioni di Guido Giustetto, presidente dell’OMCeO Torino
Mantenere il servizio sanitario al minimo, lesinando le risorse, è stata una pessima strategia. Abbiamo capito che è necessario investire in sanità e che i servizi non possono essere sempre appena sufficienti?
L’efficienza della sanità non è quella del processo produttivo “just in time” dell’industria ideato per ridurre le scorte in magazzino e non produrre più di quello che il mercato chiede.
Un’occupazione dei posti letto superiore all’85 per cento si correla ad una aumento dei tempi di degenza e il rischio di mortalità ospedaliera aumenta nei reparti con personale sanitario sottodimensionato.
Nomina sunt consequentia rerum: allontaniamoci dal falso efficientismo aziendalista anche nelle parole, non chiamiamole più aziende sanitarie locali, ma SERVIZI sanitari locali.
Non parliamo di “sostenibilità” come scusa per limitare gli investimenti. Roy Romanow, accademico e politico liberale che ha diretto la commissione per il futuro del servizio sanitario canadese (“Romanow report”), sostiene giustamente che “il sistema è tanto sostenibile quanto vogliamo che lo sia”.
Il “capitale umano”, le capacità, le competenze, le conoscenze, le abilità professionali e relazionali delle donne e degli uomini sono la cosa più importante della sanità.