Per donazione in medicina si intende l’atto del donare cellule, tessuti e organi da utilizzarsi a scopo di trapianto d’organo. La donazione può avvenire da cadavere o da vivente.
Un donatore cadavere è una persona dichiarata morta in base a criteri neurologici (donation after brain death, dbd) o a criteri cardiocircolatori (donation after circulatory death, dcd). Gli organi che possono essere prelevati da un donatore cadavere sono il cuore, i polmoni, il fegato, i reni, il pancreas e l’intestino; i tessuti prelevabili da donatore cadavere sono le cornee, la cute, l’osso, i tendini, la cartilagine, le valvole cardiache e i vasi. Da vivente è consentita la donazione di un rene o di parte del fegato; i tessuti prelevabili da donatore vivente sono il midollo osseo, la cute, i segmenti osteo-tendinei, la placenta e il cordone ombelicale; cellule che possono essere donate da vivente includono cellule emopoietiche e riproduttive. Un donatore vivente può o no essere geneticamente o affettivamente correlato al ricevente. Il donatore cosiddetto “samaritano” può donare un rene alla collettività, senza conoscere il ricevente.
In Italia, l’attività di donazione, prelievo e trapianto di organo è coordinata su tre livelli: nazionale (Centro nazionale trapianti, Cnt), regionale (Centri regionali per i trapianti, Crt) e locale (Coordinamenti ospedalieri delle donazioni, strutture per i trapianti e banche dei tessuti).
Al 2016, 75 sono i Paesi (38 per cento dei Paesi del mondo) che hanno programmi di donazione da cadavere. Nel 2013 sono stati eseguiti 118.000 trapianti di organi solidi nel mondo, che rappresentano meno del 10 per cento delle necessità globali. Nella sola Europa si stima che ogni giorno muoiano 10 persone inserite nelle liste di attesa per un organo. La mortalità dei pazienti in lista d’attesa e la sproporzione nella distribuzione della ricchezza sono tra le cause del fiorire del commercio e traffico d’organi in molti Paesi extraeuropei.
La Spagna è da anni il leader mondiale nella donazione di organi a scopo di trapianto terapeutico. L’Italia si colloca tra i primi Paesi europei come numero di trapianti, pur avendo una notevole disomogeneità regionale. Le donazioni da cadavere rappresentano, in Italia e nel mondo, la principale modalità di donazione di organi solidi. Negli ultimi anni si assiste a un progressivo aumento dell’età media sia dei donatori sia dei riceventi.
A seconda dei Paesi, il consenso alla donazione di organi e tessuti da cadavere deve essere esplicito (sistema opt-in, applicato in Olanda, Svizzera, Regno Unito) o può essere presunto in assenza di opposizione in vita alla donazione d’organo, come accade in Italia, Francia e Spagna (sistema opt-out). Nella pratica, nella quasi totalità dei Paesi in cui vige un sistema opt-out, i familiari restano i decisori finali in caso di assenza di volontà documentata in vita.
Nel donatore cadavere a cuore fermo (dcd) il prelievo di tessuti può avvenire anche molte ore dopo la morte. Gli organi hanno invece una resistenza all’ischemia decisamente inferiore, per cui sono necessari specifici accorgimenti tecnici e strumentali per assicurare la riperfusione degli organi da prelevare una volta cessata la funzione cardiaca. La donazione d’organi a cuore fermo può essere classificata come “non controllata”, nel caso di una persona vittima di arresto cardiaco inatteso e sottoposta a prolungata rianimazione cardiopolmonare inefficace. La donazione “controllata” riguarda, invece, una persona la cui morte è attesa e avviene in terapia intensiva in seguito alla limitazione delle cure.
Negli ultimi anni si e assistito a un notevole sviluppo delle tecniche di riperfusione e ricondizionamento ex-vivo degli organi, che ha permesso di incrementare il numero di trapianti.
I trapianti sono accettati dalla Chiesa cattolica e la donazione è incoraggiata in quanto atto di carità. Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae ha invitato la comunità cattolica a interessarsi a realtà nuove che a volte trovano nei credenti una certa resistenza. E’ il caso, per l’appunto, della donazione degli organi.
Dai questionari del Cnt si evince che uno dei principali fattori che incide sulla decisione negativa è la difficoltà di spiegazione della morte cerebrale ai familiari da parte della struttura sanitaria, seguito dalle incomprensioni nelle relazioni fra parenti e ospedale. Le motivazioni religiose sono minime, cosi come il “mutismo difensivo”: il parente non si esprime e non vuole neanche spiegare il perché.
Mentre le associazioni deidonatori continuano a proporre l’ideale di un dono gratuito,anonimo e liberamente consentito, la società deve affrontareil pratico diffondersi di un mercantilismo che si affianca al modellodella gratuità.
Un altro punto caldo del dibattito e diventato quello dell’eticasottostante alla pratica dei trapianti. Mentre le associazioni deidonatori continuano a proporre l’ideale di un dono gratuito,anonimo e liberamente consentito, la società deve affrontareil pratico diffondersi di un mercantilismo che si affianca al modellodella gratuità: gli organi vengono venduti e comprati intransazioni che superano i confini nazionali e coinvolgono donatoriviventi spinti dalla miseria a vendere un organo per sopravvivere.Nello stesso tempo si fanno sentire voci di protestadi cittadini che giudicano la pratica dei trapianti inaccettabileda un punto di vista sia antropologico (dissenso sul criteriocerebrale di riconoscimento della morte) che etico. Si veda inItalia, in tal senso, l’attività della Lega nazionale contro lapredazione di organi e la morte a cuore battente.
Francesca Baroncelli Anestesista rianimatore Ospedale San Giovanni Bosco di Torino
Marco Vergano Anestesista rianimatore Ospedale San Giovanni Bosco di Torino Coordinatore del Gruppo di studio di bioetica della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva