Dall’etica medica alla deontologia medica
Come definire cosa è "giusto"? La nota di Sara Patuzzo

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Come definire cosa è "giusto"? La nota di Sara Patuzzo
L’etica è quella parte della filosofia, chiamata filosofia morale, che individua e giustifica in modo razionale i principi volti a individuare ciò che è bene e ciò che è male. Essa nasce nell’epoca greco-classica con Aristotele, che per primo distingue la filosofia meramente astratta e speculativa dalla quella “pratica” (l’etica), finalizzata a orientare il comportamento nella vita di tutti i giorni [1].
Anche se in fondo ognuno di noi non necessita di essere un esperto in etica per operare riflessioni morali, quella dell’etica è una disciplina con la sua storia e la sua letteratura, il proprio linguaggio specifico e i propri metodi di indagine che, a seconda delle caratteristiche, possono modificare anche notevolmente la valutazione morale. Ad esempio, se aderiamo all’etica “deontologica” ciò che conta sono le intenzioni (la valutazione morale è quindi operata “ex ante”, prima dell’azione), mentre nel caso dell’etica “consequenzialista” sono le conseguenze (la valutazione morale è quindi operata “ex post”, dopo l’azione). Oppure, entro l’ “assolutismo” o “universalismo” etico i principi di bene e male sono assoluti (validi indipendentemente dal contesto specifico nel quale ci si trova) e universali (validi per tutti, sempre e dovunque), mentre per il “relativismo” etico i giudizi morali dipendono dalla circostanza particolare, dal singolo individuo, dall’epoca storica e dalla società nella quale si è inseriti. Ancora, mentre la teoria etica del “deduttivismo” parte dalla teoria per arrivare al giudizio morale particolare, e quella dell’ “induttivismo” parte dal giudizio morale particolare per arrivare alla teoria, il “coerentismo” o “equilibrio riflessivo” parte sia dalla natura ponderata e bilanciata dei giudizi morali particolari per arrivare alla teoria, sia viceversa. Infine, ma non ultimo, l’etica può essere descrittiva, ovvero indirizzata a registrare i comportamenti più diffusi e, da questi, stabilire i principi di bene e male, oppure normativa, dove i giudizi morali non corrispondono necessariamente alle abitudini e alle tradizioni.
L’etica può essere descrittiva, ovvero indirizzata a registrare i comportamenti più diffusi e, da questi, stabilire i principi di bene e male, oppure normativa, dove i giudizi morali non corrispondono necessariamente alle abitudini e alle tradizioni.
Proprio come l’etica, anche l’etica medica è una disciplina con un proprio settore di studio e un proprio ambito di applicazione: essa studia e individua i giudizi volti a indicare ciò che è bene e ciò che è male nel contesto medico. Nelle sue origini l’etica medica si ascrive all’antichità classica, ma solo in tempi recenti la comunità scientifica internazionale è giunta a stabilizzare i suoi principi in quattro fondamentali: beneficenza, non maleficenza, autonomia, giustizia ed equità [2]. Ciononostante gli studiosi di etica medica non cessano di dibattere sul loro profondo significato, sia per quanto riguarda la loro declinazione discorsiva (a), sia per quanto attiene al loro ordine di importanza (b).
Una volta individuati i principi etici, si articolano le regole di condotta: dall’etica (ciò che è bene e ciò che è il male) discende la deontologia (ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, i doveri e i divieti nel comportamento). Sul piano storico, il termine “deontologia” si deve al filosofo inglese Jeremy Bentham [3], che lo utilizza per indicare “ciò che deve essere fatto” al fine di raggiungere la felicità per il maggior numero di persone (etica “utilitaristica”).
Così come dall’etica deriva la deontologia, dall’etica medica (ciò che è bene e ciò che è male nel contesto medico) deriva la deontologia medica (ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, i doveri e i divieti per i medici nella loro professione). Storicamente la deontologia medica è attribuita al medico francese Maximilien Simon [4], con alcuni precedenti in Scozia [5], Spagna [6] e Germania [7]. Tuttavia, antichi tentativi di declinare i giusti comportamenti del medico si possono rintracciare già nel mondo classico con il noto Giuramento della Scuola ippocratica, passando per i Galatei rivolti a quei medici che vivono tra il XVIII e il XIX secolo [8]. Nel nostro paese, a partire dalla fine dell’Ottocento, le regole della deontologia medica trovano spazio all’interno di Codici prodotti prima da Camere o Ordini dei medici provinciali ad adesione libera [9], e successivamente dalla Federazione, istituita per legge, di un unico sistema ordinistico [10], così come in Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta e Cipro, dove gli Ordini dei Medici derivano dagli Ordres di Napoleone. L’espressione “Codice di deontologia medica” è propria dei Paesi centro-meridionali dell’Europa come l’Italia, mentre in quelli settentrionali di cultura anglosassone si preferisce “Codici di etica medica”, oppure “Codici di buona pratica medica” [11], che in genere si ispirano all’opera “Medical Ethics” di Thomas Percival [12], al quale tradizionalmente si associa la nascita del primo Codice [13]. Lo stile dei primi è minuzioso e approfondito, teso a menzionare il maggior numero di casi particolari possibili che possono verificarsi nella prassi clinica al fine di fornire al medico indicazioni operative specifiche, di contro allo stile dei Codici dell’Europa settentrionale, più sintetici e generali, che il medico ha poi il compito di declinare sul singolo caso clinico.
Se i principi dell’etica medica sono oggetto e frutto di discussione filosofico-morale, le regole della deontologia medica regolamentano la professione dal suo interno.
Nei rapporti tra etica medica e deontologia medica, un primo tratto che quindi è importante rilevare è che, mentre gli autori dell’etica medica sono gli studiosi del settore, gli autori della deontologia medica sono gli ordini dei medici, ai quali è necessario iscriversi per praticare la professione medica. In altri termini, se i principi dell’etica medica sono oggetto e frutto di discussione filosofico-morale, le regole della deontologia medica regolamentano la professione dal suo interno.
Di conseguenza, una domanda da porsi è se quell’autoregolamentazione professionale che è il Codice di deontologia medica sia effettivamente il risultato di una scelta consapevole e sistematica sulla posizione etica assunta sullo sfondo. Un lavoro di analisi etica del Codice deontologico medico potrebbe essere svolta per confermare se i principi etici che lo fondano sono i quattro sopra elencati e, probabilmente con non poche difficoltà, provare a delineare il loro intrinseco contenuto. È pur vero però che questa operazione non dovrebbe essere compiuta a ritroso (dalla deontologia medica all’etica medica), bensì, come abbiamo precisato, all’inverso (dall’etica medica alla deontologia medica).
Sara Patuzzo
Ricercatrice in Storia della medicina e Bioetica
Dipartimento di scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno-infantili
Università di Verona
Note bibliografiche
1. Per un approfondimento dei temi trattati nel presente articolo si veda Sara Patuzzo, “Storia del Codice italiano di deontologia medica. Dalle origini ai giorni nostri”, Minerva Medica, Torino 2014.
2. Tom L. Beauchamp, James F. Childress, Principi di etica biomedica, edizione italiana a cura di Francesco Demartis, Le Lettere, Firenze 1999 (prima edizione: Principles of Biomedical Ethics, Oxford University Press 1977).
3. Jeremy Bentham, Deontology or, the Science of morality in which the harmony and co-incidence of duty and self-interest, virtue and felicity, prudence and benevolence, are explained and exemplified, Longman, Rees, Orme, Browne, Green, and Longman, Edinburgh: William Tait 1834.
4. Maximilien Simon, Déontologie médicale; ou des devoires et des droits des Médecins dans l’etat actuel de la civilisation, Paris: J. B. Baillière, Libraire de l’Académie royale de Médecine 1845.
5. John Gregory, “Lectures on the Duties and Qualifications of a Physician”, 1772.
6. Félix Janer, Elementos de moral médica, 1831.
7. Christoph Wilhelm Hufeland, Die Verhältnisse des Arztes, 1836.
8. Giuseppe Pasta, Galateo dei medici, Dalla Stamperia del R. I. Monast. di S. Salvatore, Pavia 1791. Ferdinando Coletti, Galateo de’ medici e de’ malati, coi Tipi di A. Bianchi, Padova, 1853.
9. Camera dei Medici dell’Istria, Codice professionale e tariffa medica, Stab. Tip. L. Bontempo, Pola 1899. Camera dei Medici in Trento, Codice professionale stabilito dalla Camera dei medici in Trento per i propri pertinenti nella sessione del 21 luglio 1900, in Camera dei medici in Trento ad uso dei propri pertinenti, Raccolta di alcune Leggi e disposizioni sanitarie, Tip. Ed. F.lli Mariotti, Trento 1900. Ordine de’ Medici della Provincia di Sassari, Codice di etica e di deontologia, Tipografia e Libreria G. Gallizzi e C., Sassari 1903.
10. “Codice deontologico unificato e Relazione della Commissione”, Federazione Medica n. 2, Serie II, Anno IV, Bologna 15 gennaio 1924.
11. Diego Gracia, Teresa Gracia, History of Medical Ethics. Nineteenth Century.Southern Europe, Encyclopedia of Bioethics, a cura di Warren Thomas Reich, vol. III, op. cit., p. 1556-7.
12. Thomas Percival, Medical Ethics; or, a Code of Institutes and Precepts, Adapted to the Professional Conduct of Physicians and Surgeons; I. In Hospital Practice. In private, or general Practice. III. In relation to Apothecaries. In Cases which may require a knowledge of Law. To which is added an Appendix; containing a discourse on Hospital duties; also notes and illustrations, S. Russell for J. Johnson, St. Paul’s Church Yard and R. Bickerstaff, Strand, London, Manchester 1803. Per l’edizione italiana si veda Sara Patuzzo (a cura di), “Thomas Percival, Etica medica, ovvero un Codice di istituzioni e precetti adattati alla condotta professionale dei medici e dei chirurghi”, traduzione italiana di Giada Goracci, contributo scientifico di Sebastiano Castellano, Mimesis, Milano 2015.
13. Si veda Roy Porter, History of Medical Ethics. Nineteenth Century. Great Britain, Encyclopedia of Bioethics, a cura di Warren Thomas Reich, vol. III, op. cit., pp. 1550-1554.
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