A cura di Francesca Minerva
È una procedura medica che prevede la conservazione in azoto liquido di individui umani clinicamente e legalmente deceduti.
La crioconservazione (o criopreservazione) è la conservazione in azoto liquido di individui umani clinicamente elegalmente deceduti. Secondo i sostenitori della crioconservazione, tale procedura medica può prevenire la morte informazionale-teoretica in soggetti che sono clinicamente e legalmente morti. La morte informazionale-teoretica si verifica quando le informazioni presenti nel cervello vengono cancellate in modo irreversibile.
La crioconservazione dovrebbe in teoria prevenire tale fenomeno e garantire che gli individui criopreservati si risveglino senza alcuna memoria del loro passato. Scopo della crioconservazione è dunque quello di mantenere i soggetti in questo stato “criosospeso” in attesa che vengano sviluppate tecnologie in grado sia di riportarli in vita che di curare la malattia che ne ha originariamente causato il decesso. Al momento, circa 300 persone sono crioconservate fra i due soli centri di crioconservazione nel mondo, e alcune di loro sono in criosospensione da più di quaranta anni.
Alcuni pensano che in futuro le tecnologie saranno così avanzate da poter di fatto garantire l’immortalità.
Il potenziale di questa tecnologia è chiaramente enorme: visto che (di solito) attribuiamo un altissimo valore alla nostra vita, la possibilità di avere una seconda chance presenta ovvi vantaggi. In particolar modo, per le persone che hanno avuto una vita breve in confronto alla media odierna, la crioconservazione si presenta come l’unica alternativa alla morte certa. Inoltre, la possibilità di essere rinvenuti in un futuro in cui le tecnologie mediche sarebbero così avanzate da poter curare quasi tutte le attuali cause di morte offrirebbe il vantaggio di poter vivere molto più a lungo di quanto non sia possibile al momento. Addirittura, alcuni pensano che in futuro le tecnologie saranno così avanzate da poter di fatto garantire l’immortalità, così che la crioconservazione non rappresenta solo la possibilità di estendere di qualche anno o decennio la vita umana, ma di traghettare gli individui crioconservati verso l’immortalità.
La crioconservazione presenta svariati dilemmi morali. Vista la (al momento) scarsa probabilità di successo della crioconservazione, in molti criticano la scelta di investire considerevoli somme di denaro (attorno ai 150.000 euro) per prolungare una vita umana, e sostengono che chi disponga di tali somme dovrebbe utilizzarle per scopi benefici. Un’altra obiezione alla crioconservazione muove da considerazioni legate alla giustizia inter-generazionale, e in particolar modo all’obbligo morale di lasciare spazio alle nuove generazioni senza utilizzare le limitate risorse che dovrebbero invece essere lasciate a chi non è ancora nato e potrebbe non nascere affatto, visto il possibile sovrappopolamento dato dall’estremo allungamento della vita reso possibile dalla crioconservazione. Inoltre, si teme che, con il mancato cambio generazionale, si possa verificare uno stagnamento delle idee e dello sviluppo culturale e sociale che è invece solitamente facilitato dal succedersi di generazioni.
Un’altra obiezione si basa sulle possibili conseguenze negative per i rapporti familiari. Come dovrebbe comportarsi una persona il cui compagno è crioconservato per decenni? Dovrebbe avere il diritto di risposarsi? E cosa succederebbe nel caso il primo coniuge fosse riportato in vita dopo decenni? Quale matrimonio dovrebbe essere considerato legalmente valido? Si pongono inoltre problemi relativi all’eredità dell’individuo crioconservato. Non solo la crioconservazione è costosa, e quindi detrae circa 150.000 euro dal valore complessivo dell’eredità, ma pone dei limiti all’utilizzo delle risorse che gli eredi altrimenti otterrebbero perché il soggetto crioconservato potrebbe un giorno tornare in vita e chiedere accesso ai suoi beni materiali.
Ovviamente tutte queste obiezioni possono essere utilizzate non solo contro la crioconservazione, ma anche contro tutti i trattamenti tesi ad allungare considerevolmente la durata della vita media.
Francesca Minerva Ricercatrice presso il Dipartimento di filosofia dell’Università degli studi di Milano La Statale
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.