A cura di Maurizio Mori
La bioetica è quella specifica branca dell’etica che sottopone a vaglio critico le opinioni ricevute dal costume circa la vita biologica umana.
La bioetica è quella specifica branca dell’etica che sottopone a vaglio critico le opinioni ricevute dal costume circa la vita biologica umana. È nata agli inizi degli anni Settanta nel mondo di lingua inglese, perché in tale area geografica si è avvertito con maggiore chiarezza che la rivoluzione biomedica iniziata negli anni Cinquanta stava rendendo disponibili nuove conoscenze ed enormi possibilità d’intervento, che fornivano all’uomo una capacita di controllo della vita biologica senza precedenti, e ciò veniva a cambiare i modi di vivere e sollecitava nuove esigenze sul piano dei valori. Quest’aspetto ha cominciato a emergere quando la pillola anticoncezionale, introdotta alla fine degli anni Cinquanta, ha alimentato il dibattito sul controllo delle nascite, uno dei principali temi del decennio successivo. Il metodo Karman ha reso l’interruzione della gravidanza più sicura e meno traumatica, e ha offerto l’occasione per le aspre polemiche degli anni Settanta sulla moralità dell’aborto, la cui liberalizzazione negli Stati Uniti (sentenza della Corte Suprema “Roe vs Wade”, 22 gennaio 1973) segna una svolta decisiva per la bioetica e per la riflessione morale. Prima di allora l’aborto era vietato pressoché ovunque nel mondo e quel divieto rappresentava il sigillo a sostegno della validità dei divieti assoluti, ossia di divieti che valgono sempre e comunque, a prescindere dalle circostanze, che sono alla base dell’etica ippocratica che per secoli aveva dominato indiscussa.
Già il favore per la contraccezione aveva inferto un colpo a quell’etica, ma l’ammissione dell’aborto ha creato un vero e proprio sconquasso, perché sul piano simbolico e culturale è emersa la crisi del paradigma etico ippocratico, il cui principio base identifica il compito precipuo della medicina con la terapia, che deve fornire un aiuto al finalismo auto-conservativo del corpo attaccato da una malattia escludendo in modo categorico (assoluto) gli interventi tesi a contrastare o a troncare il finalismo stesso. Nell’aborto medicalmente assistito il medico interviene per interrompere il finalismo riproduttivo, ponendosi in contrasto coi dettami ippocratici. Quando poi nell’aprile del 1975 una giovane donna, Karen Ann Quinlan, finisce in stato vegetativo permanente, problemi analoghi emergono anche circa il fine vita, perché si trattava di capire se la sospensione della terapia respiratoria fosse o no un modo di troncare il finalismo.
I primi passi della bioetica hanno considerato le questioni di inizio e di fine della vita umana, perché lì è più chiaro il contrasto tra i due diversi paradigmi morali che sono al centro della riflessione bioetica, ossia l’etica della sacralità della vita, che presuppone la presenza di divieti assoluti, e l’etica della qualità della vita, che invece esclude ci siano divieti assoluti e afferma che tutti i divieti sono prima facie ossia vincolanti a prima vista o di primo acchito. A ruota si sono subito aggiunti altri temi, come la fecondazione in vitro, la clonazione, le cellule staminali, il testamento biologico, l’eutanasia, e altri ancora. Ma il fulcro del dibattito bioetico resta nella contrapposizione tra i due opposti paradigmi morali indicati, che a volte ha preso corpo nel contrasto tra prospettive religiose e prospettive laiche o secolari. Infatti, il disincanto del mondo, che sta alla base della secolarizzazione, dopo aver investito il mondo inorganico (gli astri, i fulmini ecc.) si è ora esteso anche al mondo organico (riproduzione). Anche questo viene oggi sempre più sottoposto al controllo umano, che viene attuato rispondendo alle esigenze dettate dal valore dell’autonomia o autodeterminazionepersonale.
Dopo essere diventato prioritario nella vita politica e sociale (sovranità popolare, privacy), questo valore si estende ora anche alla vita biologica, imponendo una revisione della gerarchia dei valori ricevuti dalla tradizione ippocratica al fine di garantire il ruolo prioritario dell’autonomia. Alcune religioni (il cattolicesimo in primis) si sono opposte con forza alla revisione in nome del divieto assoluto, ma col pontificato di papa Francesco sembra che l’atteggiamento stia cambiando in quanto l’enciclica Amoris laetitia (2016) ha attenuato l’assolutezza della indissolubilità del matrimonio. Ove ciò continuasse, la religiosità assumerebbe forme nuove e, grazie alla bioetica, la moralità entrerebbe in una fase nuova in cui anche i processi biologici non sono piu sottoposti a divieti assoluti.
Maurizio Mori Presidente della Consulta di bioetica onlus Direttore della Scuola superiore di bioetica.
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.