L’autonomia è la capacità di un soggetto di prendere decisioni in modo indipendente, cioè in modo libero da influenze esterne – come condizionamenti e imposizioni da parte di altre persone – ma anche in modo libero da influenze interne che possano compromettere il normale processo decisionale di un individuo, ad esempio emozioni come la paura o impedimenti cognitivi. L’autonomia può dunque essere definita non tanto come capacità di agire in base alle proprie preferenze momentanee e mutevoli, ma, riprendendo la definizione di Ronald Dworkin [1], come “capacità di secondo ordine delle persone di riflettere criticamente sulle loro preferenze, speranze, desideri di prim’ordine e la capacità di accettarli o tentare di modificarli alla luce di preferenze e valori di ordini superiori”.
Il concetto di autonomia e dunque più ampio del concetto di liberta: mentre la liberta e la semplice assenza di costrizioni esterne, l’autonomia implica in aggiunta l’assenza di costrizioni interne. Il rispetto per l’autonomia del paziente e uno dei quattro principi classici dell’etica biomedica, insieme ai principi i beneficenza, non maleficenza e giustizia nella distribuzione delle risorse, all’interno di quella concezione dell’etica biomedica denominata “principialismo”. Il principio etico del rispetto per l’autonomia sancisce il diritto morale dei pazienti a scegliere se e come sottoporsi a interventi medici, esclusivamente sulla base di valori e convinzioni personali. Cosi, ad esempio, l’autonomia del paziente si può manifestare nel rifiuto di certi trattamenti medici, eventualmente anche attraverso direttive anticipate di trattamento (Dat). Rispettare l’autonomia del paziente significa rispettare tali scelte, a prescindere dall’opinione etica o medica di terzi. Il principio del rispetto dell’autonomia si contrappone dunque al tradizionale paternalismo medico, in virtù del quale si assume che il medico sia nella posizione migliore per valutare quale sia il percorso terapeutico più appropriato per un paziente.
Il rispetto dell’autonomia di un paziente implica anche che questi sia messo in condizione di fare scelte sulla base dei propri valori. Questo significa che, affinché possa prendere decisioni in modo autonomo, occorre fornire al paziente tutte le informazioni necessarie, ad esempio circa i rischi dell’iniziare o non iniziare un particolare trattamento terapeutico, le probabilità di successo di una certa terapia e la qualità della vita che e ragionevole aspettarsi nel caso si inizi o non si inizi uno specifico cammino terapeutico.
In modo più controverso, il rispetto dell’autonomia di un paziente potrebbe in alcuni casi richiedere di prendere decisioni che vanno contro il volere espresso dal paziente stesso, nei casi in cui sia ragionevole assumere che questi non sia in condizione di prendere decisioni in modo autonomo, cioè in modo coerente con i propri valori di fondo o di ordine superiore. Ad esempio, un paziente in preda alla paura o allo sconforto potrebbe non essere in grado di valutare lucidamente i rischi e i benefici di un certo processo medico come la chemioterapia. Di conseguenza, potrebbe richiedere di non iniziare il trattamento medico, quando invece i suoi valori e le sue preferenze di ordine superiore, o valori di fondo – quelli che Dworkin chiama gli “interessi critici” [1] – suggerirebbero l’opposto. In questi casi rispettare l’autonomia del paziente potrebbe richiedere di imporre certe scelte in contrasto con le sue preferenze momentanee (“interessi d’esperienza”) [1]. Il rispetto dell’autonomia può essere dunque coerente con una forma di paternalismo soft, che non impone valori e preferenze altrui a un individuo, ma implica un certo livello di coercizione solo nella misura in cui questo costringa l’individuo a fare scelte coerenti con i propri valori di fondo.
Alberto Giubilini Ricercatore all’Università di Oxford Uehiro Centre for practical ethics
Bibliografia
1. Dworkin R. Il dominio della vita. Aborto, eutanasia e libertà individuale. Milano: Edizioni di Comunità, 1994.
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.