L’autodeterminazione è l’espressione della libertà positiva dell’uomo e quindi della responsabilità e imputabilità di ogni suo volere e azione. Questo termine assume un particolare significato quando lo si adopera in campo bioetico. Una solida base per questa definizione e riscontrabile nell’art. 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Nella seconda parte dell’articolo viene messo in risalto che non ci può essere trattamento sanitario se la persona interessata non e consenziente, soltanto in casi particolari si può ricorrere al cosiddetto “trattamento sanitario obbligatorio”. Oggi con la legge 219/2017 questo dettato della Costituzione ha preso corpo nell’ufficializzazione del consenso informato, della condivisione del piano di cure e nel testamento biologico. Qui, già nell’articolo 1, viene sottolineata la tutela dell’autodeterminazione della persona e si stabilisce “che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge”. Oggi con il testamento biologico l’autodeterminazione e assicurata anche per quando la persona non potrà più esprimersi, diversamente da come invece avviene per il consenso informato. Anche il diritto al rifiuto delle cure e garantito, e soltanto il soggetto interessato può decidere se vuole vivere solamente una vita biologica o se per lui è indispensabile anche la vita biografica. Sostenere questa tesi significa rispettare l’inviolabilità dell’autodeterminazione di ognuno. La cosa più importante è distinguere il piano etico da quello giuridico. Sul piano etico la discussione su questi argomenti probabilmente sarà sempre aperta, ognuno ha le proprie convinzioni, siano esse religiose o di altra natura, ed è giusto che le segua. Sul piano giuridico e politico il caso è diverso. Infatti s’impone il rispetto delle opinioni altrui, anche perché non è possibile pensare che le leggi riflettano il punto di vista di ogni persona. Quindi il concetto di autodeterminazione èuna realtà che va rispettata da tutti.
Maria Teresa Busca Gruppo di ricerca bioetica, Università degli studi di Torino Scuola superiore di bioetica della Consulta di bioetica onlus
Questo testo è tratto dal libroLe parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.