A cura di Maria Teresa Busca
La cultura che vede l’uomo rimane al centro del mondo e in subordine a lui la natura, sia nella forma animale che vegetale.
L’antropocentrismo, dal greco anthropos, uomo, e kentron, centro, è la teoria che pone l’uomo come figura centrale nel mondo, teoria che è stata fortemente coltivata nel pensiero antico e che tuttora permane in molte culture.
Già nella Bibbia, nei Salmi, in particolare nel Salmo 8,6-7 dove il salmista si rivolge a Dio, si puo leggere a proposito dell’uomo: “Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto ai suoi piedi”.
Questi versi non fanno altro che avvalorare la cultura del tempo. Dio ha creato il mondo e poi l’uomo perché ne prendesse possesso. L’uomo è il culmine della creazione, il centro e lo scopo. È tato Charles Darwin a mettere fortemente in crisi questa teoria con la pubblicazione, nel 1859, del saggio L’origine delle specie, in cui espone il meccanismo della selezione naturale, dal quale risulta che l’uomo è un prodotto casuale assieme alle altre creature che convivono con lui sul pianeta Terra. Grande fu lo scandalo che procuro l’opera: la Chiesa la osteggio in ogni modo, e tuttora, pur ammettendo il concetto dell’evoluzione, non ne recepisce la teoria. L’uomo rimane al centro in quanto creato da Dio e in subordine a lui la natura, sia nella forma animale che vegetale.
I sostenitori dell’antropocentrismo si dividono in due categorie: quella “forte”, che nega ogni rilevanza morale al mondo non umano, e quella “debole”, che ravvisa dei doveri nei confronti dei non umani.
Oggi l’antispecismo e la visione ecologica portano sempre più a quanto intuito da Darwin nel suo “albero della vita”. L’uomo non è il padrone, il centro del mondo, ma è uno dei tanti viventi che lo abitano. Come gli ecologisti spiegano, se l’uomo non si prenderà cura degli altri viventi e non rispetterà la loro esistenza ne sarà travolto. Resta da dire che i sostenitori dell’antropocentrismo si dividono in due categorie: quella “forte”, che nega ogni rilevanza morale al mondo non umano, e quella “debole”, che ravvisa dei doveri nei confronti dei non umani, ovvero una forma di tutela, tale da permettere sopravvivenza e sviluppo agli umani.
Maria Teresa Busca Gruppo di ricerca bioetica, Università degli studi di Torino Scuola superiore di bioetica della Consulta di bioetica onlus
Questo testo è tratto dal libro Le parole della bioeticaa cura di Maria Teresa Busca e Elena Nave (Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2021). Per gentile concessione dell’editore.