La cronaca quotidiana della drammatica situazione in Ucraina ci dà conto di un conflitto che ha spazzato via ogni minimo rispetto della vita umana e di quei principi etico-deontologici che costituiscono, tradizionalmente, le fondamenta della professione del medico che esercita in autonomia di giudizio, perseguendo la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore, il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona.
Mi sembra doveroso il richiamo al giuramento professionale del nostro codice di deontologia medica, soprattutto se si prende atto della situazione, da considerare emblematica, in cui versa l’ospedale regionale di terapia intensiva di Mariupol occupato dalle truppe russe, con il personale e i pazienti presi in ostaggio e usati come scudi umani. Le testimonianze dei pazienti e dei medici presi in ostaggio sono terribili.
Mi sembra doveroso il richiamo al giuramento professionale del nostro codice di deontologia medica.
Filippo Anelli, presidente FNOMCeO
In queste interminabili giornate di conflitto ci sono stati ospedali colpiti, bombardati, donne incinte, puerpere, bambini in fuga alla ricerca di un qualsivoglia riparo, per non essere feriti e uccisi. Un documento congiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dell’Unicef e dello United Nations population fund ci dice che in Ucraina, dall’inizio della guerra, il sistema di sorveglianza degli attacchi all’assistenza sanitaria dell’Oms ha documentato trentuno attacchi diretti a presidi di assistenza sanitaria [1]. Secondo questo rapporto, in 24 casi le strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte, mentre in cinque casi sono state danneggiate o distrutte ambulanze. Alla data del 13 marzo scorso, questi attacchi hanno provocato almeno 12 morti e 34 feriti e hanno avuto un impatto forte e diretto anche sull’accesso e sulla disponibilità dei servizi sanitari essenziali. Fermiamoci a considerare il dramma che sta colpendo la maternità e la salute materno-infantile: dall’inizio della guerra in Ucraina si sono verificate più di 4300 nascite e si prevede che 80.000 donne ucraine partoriranno nei prossimi tre mesi.
Le cicatrici a lungo termine delle ferite fisiche e dei traumi psicologici subiti da milioni di persone in Ucraina si faranno sentire molto tempo dopo che questa guerra sarà passata.
The Lancet Regional Health–Europe
Allo stesso tempo, anche la condizione degli anziani desta enorme preoccupazione e angoscia: una breve nota pubblicata nei giorni scorsi su una delle riviste del gruppo editoriale del Lancet ha sottolineato la terribile situazione di smarrimento e di stress nelle decine di migliaia di persone avanti negli anni che hanno superato i confini ucraini affollando le zone di frontiera di nazioni vicine. Persone che nei decenni passati hanno vissuto sotto regimi illiberali o, addirittura, hanno attraversato nella propria infanzia le atrocità del nazismo o dello stalinismo [2]. È una sfida terribile per molti Paesi europei, anche se la triste realtà è che i più bisognosi avranno meno probabilità di intraprendere un viaggio così difficile e pericoloso per trovare sicurezza fuori dall’Ucraina. “Le cicatrici a lungo termine delle ferite fisiche e dei traumi psicologici subiti da milioni di persone in Ucraina si faranno sentire molto tempo dopo che questa guerra sarà passata” [3].
Il nostro primo pensiero è all’Ucraina e ai suoi abitanti. Ma l’impatto di questi eventi si fa sentire già oggi, e continuerà a farsi sentire anche nei mesi a venire, dagli abitanti della Russia e della Bielorussia a seguito dell’imposizione di sanzioni economiche senza precedenti. I sistemi sanitari di queste nazioni stanno affrontando gravi carenze, comprese le terapie di cui diverse industrie hanno sospeso la fornitura. Le tensioni sociali, economiche e politiche peggioreranno le condizioni di vita di un’ampia parte della popolazione e potrebbero potenzialmente innescare un aumento sostanziale della mortalità simile a quello visto dopo il crollo dell’Unione Sovietica [3].
La Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra sancisce chiaramente che “gli ospedali civili organizzati per prestare cure ai feriti, ai malati, agli infermi e alle puerpere non potranno, in nessuna circostanza, essere fatti segno ad attacchi; essi saranno, in qualsiasi tempo, rispettati e protetti dalle parti belligeranti”. La Convenzione applica le disposizioni per la protezione della popolazione civile, e in particolare dei più fragili, “senza alcuna distinzione sfavorevole che si riferisca specialmente alla razza, alla nazionalità, alla religione o alle opinioni politiche, e tendono a mitigare le sofferenze cagionate dalla guerra”. Sono principi che si appellano alla solidarietà, alla tolleranza, al rispetto tra uomini. Come medici non possiamo tacere, non possiamo rimanere indifferenti a questa deriva disumana con il suo inaccettabile carico di morte e distruzione.
Come medici non possiamo tacere, non possiamo rimanere indifferenti a questa deriva disumana con il suo inaccettabile carico di morte e distruzione.
Filippo Anelli, presidente FNOMCeO
Di qui la sollecitazione alla presidente Ursula Von der Leyen per garantire il massimo impegno per far cessare subito questi crimini e implementare la rete di assistenza sia sui territori coinvolti dalla guerra, sia nei Paesi dell’Unione europea, sollecitando la creazione di corridoi umanitari, volti a liberare i pazienti e il personale e a trasferirli in luoghi neutrali dove proseguire le cure in sicurezza. Come spiega il documento prima citato delle organizzazioni internazionali, gli enti umanitari e gli operatori sanitari devono essere messi nelle condizioni di mantenere e rafforzare in sicurezza la fornitura di servizi sanitari essenziali, comprese le vaccinazioni contro covid-19 e la poliomielite, e la fornitura di medicinali salvavita per i civili in tutta l’Ucraina e per i rifugiati che attraversano i Paesi vicini. I servizi sanitari dovrebbero essere sistematicamente disponibili ai valichi di frontiera, comprese le procedure di assistenza rapida e di riferimento per i bambini e le donne in gravidanza. È fondamentale che gli attori umanitari abbiano un accesso sicuro e senza ostacoli per raggiungere tutti i civili bisognosi ovunque si trovino.
Senza contare che l’impatto della guerra sulla salute non si esaurisce con il trauma dei combattimenti. Una stima approssimativa spesso citata in questi giorni suggerisce che per ogni persona uccisa direttamente dalla guerra, nove saranno uccise indirettamente, anche se molto dipenderà dalla natura del conflitto e dalle condizioni di salute sottostanti nei Paesi in cui viene combattuto [4].
Senso di solidarietà e smarrimento. Noi medici abbiamo giurato di curare tutti, senza discriminazione alcuna. Noi medici siamo pronti a metterci a disposizione, e molti di noi già lo hanno fatto, per offrire il nostro aiuto sui territori colpiti o nell’accoglienza ai profughi, in particolare a coloro che necessitano di cure.
Sandro Galea
della School of public health di Boston considera controproducente un boicottaggio accademico della Russia. Qualsiasi azione che intraprendiamo...